Dopo oltre un anno di attesa finalmente è arrivato il giorno che tanti aspettavano: le due date italiane dell’Eras Tour, il concerto di Taylor Swift allo stadio San Siro il 13 e 14 luglio.
Secondo il corriere milanese,
180 mila erano i presenti nello stadio, numero a cui vanno aggiunti coloro che non essendo riusciti ad acquistare il biglietto hanno deciso di ascoltare da fuori e coloro che dalle proprie case hanno assistito alle dirette sui social.
La lotta per i biglietti era avvenuta esattamente un anno prima, il lontano 13 luglio del 2023: genitori, nonni e fratelli iscritti su TicketOne per il sorteggio del codice di prevendita, code d’attesa per entrare nel sito, biglietti esauriti in pochissimo e altre peripezie. E questa era solo la prima delle sfide affrontate dai fan per poter vedere il loro idolo. L’anno di attesa è stato lungo ma anche necessario per prepararsi a un evento a cui si assiste solo una volta nella vita. Più si avvicinava il fatidico giorno, più la pressione si faceva sentire: la scelta dell’outfit a tema, imparare la scaletta a memoria, scommettere sulle canzoni a sorpresa. E poi sono arrivati i giorni prima del concerto. Tutti hanno iniziato a dare i numeri: c’era chi veniva apposta dagli Stati Uniti, dalla Svizzera, o anche solo dalla Puglia, chi si è accampato in tenda davanti allo stadio per assicurarsi il posto in prima fila o semplicemente chi per ore ogni giorno si è messo a fare braccialetti dell’amicizia (tradizione per i concerti della cantante americana). E poi finalmente dopo l’apertura dei Paramore, bravissimi e coinvolgenti, alle 20 del 13 luglio 2024 Taylor Swift è salita sul palco italiano dopo ben 13 anni, una lunga assenza per una calorosa e scatenata accoglienza.
San Siro è un posto immenso e straordinario ed è stato reso ancora più magico grazie a Taylor Swift che ha messo in scena uno show impeccabile. In ben più di tre ore di concerto minuziosamente organizzato non è permesso di fare un errore. Si potrebbe pensare che il risultato sia uno spettacolo meccanizzato e con una certa freddezza. Ma distacco non è certo parte del vocabolario di Taylor Swift, il cui punto di forza è di scrivere canzoni molto personali raccontando delle sue esperienze e dei suoi sentimenti. Durante il lungo spettacolo trova il tempo di parlare agli spettatori e di rendere ogni suo concerto unico. A Milano ha sfoggiato qualche semplice frase in italiano dialogando con il pubblico; per la canzone
“We Are Never Getting Back Together" da Red (2012) rimpiazza l'iconico verso originale
“like ever” con una tipica espressione del paese in cui si esibisce (in italiano diventata “
col cazzo” e poi
“manco morta”). Sono solo alcuni dei piccoli dettagli che rendono ancora più curato uno show che è già perfetto di suo, dettagli che mostrano che anche per la Swift ogni singolo concerto che fa è importante per lei tanto quanto per ogni suo fan.
Nella marea di perfezione non manca qualche minimo errore come un colpo di tosse o il pianoforte che si guasta, ma sono incidenti che non fanno altro che rendere lei e lo show più umani. E non è mica facile rimanere con i piedi per terra e non cadere nella vanità quando ogni sera si canta in stadi con migliaia di persone che ti venerano e idealizzano e che, come accaduto alla seconda data a Milano, fanno due lunghissime standing ovation all'inizio e alla fine della canzone
“Champagne Problems”.
Di musica al concerto se ne trova di tutto: si passa dal country al synth pop, al pop-rock, al folk e chi più ne mette più ne voglia. In fondo è questo l’obiettivo dell’Eras Tour: ricoprire l’intera carriera dell’artista che è ormai attiva da 18 anni e che ama cambiare e sperimentare con nuovi generi. E forse è anche questo uno dei tanti motivi per cui Taylor Swift è diventata la leader indiscussa dell’industria musicale. Con questo suo shift di generi è riuscita a coinvolgere moltissime persone che inizialmente si sono avvicinate alla sua musica per uno specifico album e uno specifico sound, ma che poi sono rimaste coinvolte anche da altri suoi album di un genere ben diverso che però mantiene il suo stile.
Sono tre ore in cui succede di tutto: si piange, si ride, si balla, si canta a squarciagola, si ammira lo spettacolo intorno a sé. Le coreografie ricordano molto Broadway e i suoi musical con sequenze recitate, oggetti di scena e espressioni esagerate. Non stiamo assistendo ad un semplice concerto, ma ci stiamo inoltrando in un avventura e nella storia di una vita. Ogni fase, o meglio era, nella discografia di Taylor Swift è ben distinta dall’altra, aspetto messo in evidenza dal magnifico cambio e gioco di luci. Il palco e la platea cambiano ripetutamente colore passando dal blu, al viola, al giallo fino a trasformarsi in bianco e nero per l’ultimo album The Tortured Poets Departement.
E’ stato un concerto unico nel suo genere. Un’esperienza certamente sfiancante, ma che vorremmo durasse ancora di più e vorremmo ripetere per due sere consecutive.
* Alice Poretti Donvito è studente dell'Università Iulm-Milano
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