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Cca nisciuno è fess - La memoria del web
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Articolo di Carlo Romeo
29 giugno 2023 10:10
 
 Il web ha memoria. Non ha una memoria intelligente, intendiamoci, ma ha comunque la memoria di un archivio comune con un qualche criterio di ordine, soggettivo come tutti i criteri archivistici. Così anche grazie al web la gente ricorda, quando vuole ricordare, anche perchè sottovalutare l’intelligenza del proprio popolo è sempre un rischio che in politica – maggioranza o opposizione che sia – è meglio non correre, almeno se la Storia insegna qualcosa.

La Rete ha memoria, conserva memoria, ripropone memoria e la memoria anche in tempi come questi – o forse proprio in tempi come questi – è determinante perchè può pregiudicare o predefinire molte cose. Se per esempio hai detto peste e corna del generale Figliuolo – come fa notare Makkox sul Foglio – oppure hai sostenuto Trump (tessendone doti improbabili almeno per chi qui scrive) o ancora se indossi una maglietta con la faccia di quello che diverrà un ricercato dal Tribunale Internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità o sostieni che la bandiera italiana sta meglio nel wc, tanto per fare qualche esempio, il web te lo ricorda. Certo, si può cambiare idea ma senza esagerare troppo.

Se poi hai costruito una esistenza politica sulla trasparenza ma, appena conviene, rinunci a dirette streaming e stacchi i microfoni come ha fatto il PD nell’ultima direzione oppure saltabecchi come un grillo bipolare su posizioni diverse e spesso contrastanti, come si è ormai soliti veder fare a Grillo e ai suoi incredibili 5S o infine se un giorno ci si scambiano complimenti infiniti fra partner di cordata per poi spararsi a pallettoni dopo poche settimane, anche questo resta. La gente capisce, ricorda e mette da parte (peraltro anche in Russia, si direbbe), in omaggio dell’aureo insegnamento di Abraham Lincoln quando ricorda (da buon avvocato e da buon presidente) che è possibile ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non è possibile ingannare tutti per sempre.

Il vero problema da noi oggi forse non sono i vari schieramenti ma piuttosto un modo comune di “fare politica” che, superati i partiti e lasciando purtroppo rafforzate corporazioni, correnti e fazioni, vive una sua perenne campagna elettorale, apparentemente l’unica arte politica attualmente conosciuta, dove contano solo l’immagine, la chiacchiera, insomma la fuffa. 

La memoria del web intanto resta e racconta, cerca di conciliare ragionevolissimi cambiamenti di linea con beceri opportunismi di bottega mentre nel frattempo quasi il cinquanta per cento degli italiani si chiama fuori da una democrazia azzoppata, dove da decenni il cittadino non elegge più il suo rappresentante in parlamento ma si limita a accettare uno a lui totalmente estraneo e scelto altrove, limitando semmai e nel caso la propria partecipazione politica all’unico modello ormai vigente ovvero la tifoseria calcistica, da curva o da salotto che sia. Ma mica siamo in America, come ci ricorda uno dei maggiori commentatori della attuale situazione. Mica siamo in America.

 
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