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Le convergenze parallele di Telecom Italia e Telefonica
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Articolo di Redazione
20 settembre 2008 0:00
 
La strategia imbastita da Telecom Italia e Telefonica e' simile al non senso delle 'convergenze parallele', ipotizzate negli Anni 70 dal democristiano Aldo Moro, riferendosi ai percorsi 'comuni' di Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano. Un ossimoro che ben si adatta al matrimonio poco felice delle due compagnie, che dovrebbero essere alleate in Europa, ma 'feroci' concorrenti in Sudamerica. Dopo l'analisi delle strategie in Cina di Telefonica, che danno soddisfazione al gestore spagnolo, pubblichiamo un resoconto critico de Il Velino che fa il punto della situazione alla vigilia di due appuntamenti societari importanti, uno a Milano, l'altro a Madrid.
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Con lo sfondo di un "settembre nero" per i mercati finanziari di tutto il mondo, si puo' dire che il passaggio all'autunno segna per l'Italia, per Telecom Italia in particolare, il momento delle grandi scelte. I riflettori sono accesi su due appuntamenti in agenda per la prossima settimana: mercoledi' 24 si riunisce a Madrid il board di Telefonica, il socio industriale spagnolo presente nella holding Telco; il giorno dopo, a Milano si apre il consiglio di amministrazione di Telecom. Difficile pensare al nome di un regista cinematografico che riesca a incastrare cosi' bene le grandi partite degli affari italiani. Sui grandi quotidiani c'e' ancora l'eco del duro confronto che c'e' stato in Mediobanca e che si e' concluso con un armistizio o un compromesso. Quasi tutti i protagonisti parlano di "scelta innovativa". Ma poiche' anche gli statuti innovativi (il supernotaio Piergaetano Marchetti e' in grado di sfornarne a getto continuo) delle grandi banche d'affari servono ad affrontare i problemi reali sul campo, e per Mediobanca in particolare i problemi delle sue partecipate, si vedra' anche dagli appuntamenti di Telecom se l'armistizio o il compromesso regge.
Qualsiasi ordine del giorno sia stato fissato, le riunioni di Madrid e di Milano serviranno almeno a fornire indicazioni un po' piu' concrete sul futuro di Telecom. Che il centro del problema per il colosso delle telecomunicazioni italiane sia il rinnovamento della rete e la sistemazione del suo assetto societario (anche attraverso uno scorporo della stessa rete) non e' certo un mistero. Anzi, se ne e' parlato fin troppo durante questo anno. Ma e' altrettanto noto che l'investimento per una rete di nuova generazione e' molto oneroso e in questo momento andare a raccogliere quattrini (dai 10 ai 15 miliardi di euro) non sembra affatto semplice.
A questo punto non si puo' piu' eludere il problema di un intervento di altri soci e l'arrivo di altri capitali in Telecom. Per cui tutte le dichiarazioni sull'ingresso di "fondi sovrani", sui libici della Lafico, su Kuwait e Dubai, rilasciate da Tarak Ben Ammar sono da prendere in dovuta considerazione. Che poi questi investitori esteri siano gli stessi che anche Silvio Berlusconi ha evocato nella trasmissione di "Porta a Porta" puo' essere un'ipotesi, ma nemmeno una certezza. A questo punto pero' si aggiunge un problema: gli assetti futuri interni a Telecom saranno modificati? E soprattutto: Cesar Alierta, il numero uno di Telefonica, che atteggiamento prendera' di fronte alla questione della rete, del suo scorporo (anche parziale) innazitutto, e dell'arrivo di nuovi soci in Telecom?
Secondo alcuni (vedi Libero) il nodo della vicenda starebbe nell'opposizione di Telefonica a uno scorporo della rete e nella diffidenza, per usare un eufemismo, verso nuovi soci stranieri. Tutto vero. Ma il problema e' che Telefonica, dopo l'investimento fatto l'anno scorso in Telecom e le attuali perdite in base al valore attuale del titolo, non sembra ragionevolmente in grado di disimpegnarsi. A questo punto, si puo' anche aggiungere che Alierta, sia dopo il "giro fatto in Italia", sia per quello che, secondo alcune voci, sta avvenendo in Spagna (anche nei suoi confronti), si trovi adesso in una specie di "cul de sac". Cioe' sia "prigioniero" di un investimento che puo' rivelarsi una sorta di "bagno di sangue", che con ogni probabilita' sia Alierta che la societa' spagnola vogliono evitare. In queso caso e' possibile pensare a una manovra offensiva degli spagnoli? A un nuovo blocco all'interno di Telecom o addirittura un'opa?
L'impressione e' che questi non siano i tempi ed e' piu' probabile che mercoledi' a Madrid si pensera' piu' alla difesa che all'attacco.

 
 
 
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