Un emendamento (76-07) del partito Fratelli d’Italia (on.Fabio Carmine Raimondo) alla legge di bilancio 2025 prevede un aumento del 10% per i servizi tlc in rame (linee fisse a Adsl) dal prossimo 1 gennaio.
Obiettivo: accelerare la migrazione alle reti a banda ultralarga (almeno il 50% entro il 2026 e 100% entro il 2030). Disattivare le connessioni a Internet che usano ancora il cavo in rame per passare alla fibra ottica, che non è presente su tutto il territorio e sicuramente non lo sarà alla fine del 2026. Succederà che l’utente medio disdirrà la rete fissa e farà un contratto, per esempio, a 7,99 euro alla rete mobile (altro che i 30-40 euro che ora si pagano tra i maggiori operatori), intasando ulteriormente le reti cellulari, già oggi in crisi per i video short di Tik Tok e Instagram e le partite di calcio.
I soldi raccolti con questo 10% dovrebbero costituire un fondo per finanziare lo switch-off necessario a coprire i costi degli operatori per la migrazione degli utenti verso le reti a banda ultralarga. Ed essendo solo Tim a possedere una rete in rame estesa su tutto il territorio, non è che questo diventerebbe un aiuto di Stato?
Il problema esiste, ma viene affrontato con un emendamento raffazzonato che fa pagare anche chi non c’entra e non, per esempio, le imprese OTT (over-the-top), che con le loro pubblicità che appaiono mentre si naviga, pagano come un normale utente e non contribuiscono a mantenimento e ampliamento delle reti di trasmissione.
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