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Rapporto media e pubblicità. Il caso Telecom Italia-Panorama: le due perversioni italiane e il vizio originario
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Articolo di Domenico Murrone
8 luglio 2010 15:23
 
 Un articolo sul settimanale Panorama scatena la dura replica di Telecom Italia ed in particolare dell'amministratore delegato Franco Bernabè, che l'articolo dava in uscita dalla guida della società. Dopo la minaccia di Telecom di togliere la pubblicità al settimanale, con conseguente replica del direttore di Panorama, Giorgio Mule, è scoppiata la pace e ora il settimanale ospiterà un intervento dello stesso Bernabè sui grandi piani di Telecom Italia per la banda larga in Italia. Scrive Mulè nell'editoriale del numero in edicola domani di Panorama.
Abbiamo avuto modo di confrontarci con civiltà e pacatezza e siamo arrivati alla conclusione che fra noi c’era stato, tanto per restare in argomento, un difetto di comunicazione. Bene: le linee sono state riparate. Per questo invito il dottor Bernabè – che ringrazio per aver dimostrato sensibilità e rispetto – a scrivere sul prossimo numero di Panorama un intervento sulla grande questione della rete.
La storia di per sé è tutt'altro che originale. Un giornale prende una posizione contro un mostro sacro (che sgancia soldi per comprare spazi pubblicitari); l'azienda, giustamente dal suo punto di vista, minaccia: ti tolgo la pubblicità; il giornale, visti anche i tempi di magra, prende le distanze da se stesso, tirando fuori spiegazioni più o meno credibili, in questo caso: c'era stato un difetto di comunicazione (sic!), che non significa nulla, ma tant'è. 
La stampa non può prescindere dalle entrate pubblicitarie e questo ovviamente ne condiziona l'impostazione editoriale. Purtroppo anche le testate giornalistiche più prestigiose subiscono tale influenza. E' questa è il primo elemento di perversione italica. 
L'articolo 'incriminato' a firma di Sergio Luciano (largamente condivisibile) tratteggiava, tra l'altro, i rapporti tra l'ex monopolista e il Governo. E qui che sta il secondo elemento emblematico della perversione, visto che Panorama è di proprietà del capo del Governo Berlusconi, che ha competenze specifiche rispetto a quel che può o non può, deve o non deve fare Telecom Italia. 
In Italia non ci sono, salvo pochissime eccezioni, editori puri (senza interessi in altri settori, politica inclusa). E' questo il vizio di fondo, su cui occorre riflettere criticamente: perché è evidente che se spendiamo poco per comprare giornali di qualità (e informazione in genere), i mezzi di informazione per sopravvivere si 'vendono' alla pubblicità, oppure sono acquistati da chi non è tanto interessato a 'fare soldi' con l'attività editoriale, ma perché il giornale o la tv o la radio o il sito Internet  aiutino gli affari principali. 
Un po' come avviene per le squadre di calcio, comprate a mo' di trampolino di lancio verso la politica o per 'mascherare' situazioni fallimentari delle proprie aziende (vedi Lazio/Cirio, Parma/Parmalat e altre ancora).
 
 
 
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