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 ITALIA - ITALIA - Inchiesta riciclaggio Fastweb-Telecom Sparkle. Cassazione: i vertici delle società sapevano
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Notizia 
16 luglio 2010 12:47
 
 I giudici del tribunale del riesame di Roma, considerata la 'posizione quasi dominante', all'interno della societa' Fastweb, dell'ex ad Silvio Scaglia, hanno 'giustamente' ritenuto fondata la tesi che i vertici delle societa' Fastweb - cosi' come, analogamente, quelli di Telecom Sparkle - avessero 'accettato consapevolmente di intraprendere le truffe sul traffico telefonico'. Sono alcuni passaggi delle motivazioni depositate in Cassazione, sulla conferma delle custodie cautelari, decisa il 26 giugno scorso, per Scaglia e alcuni imprenditori e dirigenti accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e ad una maxievasione fiscale attuata dalle due compagnie telefoniche.
Nella sentenza n. 27595 la Terza Sezione Penale della Cassazione ha confermato la 'gravita' degli indizi' per Scaglia, al quale successivamente sono stati concessi i domiciliari. 'Nell'articolata motivazione dell'ordinanza cautelare - scrivono i Supremi giudici - emerge la gestione spregiudicata dei flussi di denaro che utilizza gli strumenti tipici delle attivita' di riciclaggio e di reimpiego delle somme che hanno provenienza illecita e di cui si intende far perdere rapidamente le tracce'.
'Non risulta affatto illogica - e' scritto nella sentenza - l'affermazione dei giudici di merito secondo cui il signor Scaglia avrebbe avuto una posizione quasi dominante all'interno dell'organizzazione Fastweb Spa'. Non regge, quindi, per la Cassazione, la tesi difensiva secondo la quale "alcuni dipendenti infedeli avrebbero intrattenuto accordi truffaldini...all'insaputa dei vertici aziendali". E non illogica è "l'ipotesi dell'accusa che i vertici delle società Fastweb e Telecom Italia Sparkle hanno accettato consapevolmente, nonostante fossero operatori in concorrenza tra loro, di intraprendere operazioni per una 'frode carosello' in grado di portare vantaggi illeciti alle società sottoforma di parziale rientro dell'Iva evasa". Inoltre, "una volta collegate le condotte di Scaglia al suo ruolo di vertice amministrativo e decisivo socio di capitale di Fastweb Spa, appare pienamente comprensibile - secondo la Cassazione - l'ipotesi della sussistenza di un concreto pericolo di inquinamento probatorio" che giustificava l'emissione della misura cautelare in carcere.
Per quanto riguarda la posizione di Stefano Mazzitelli, ex ad di Telecom Italia Sparkle, la Suprema Corte ha chiesto un nuovo esame al Tribunale del Riesame perche' "ha omesso di affrontare in modo completo e immune da vizi logici" il sussistere di "pericoli di reiterazione criminosa per un soggetto che non risulta dotato di autonomi poteri decisionali".
 
 
 
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