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Perché la Rai andrebbe privatizzata. Informazione bene pubblico
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15 novembre 2023 12:29
 

Il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva, Rai, dovrebbe essere lo strumento di informazione ed intrattenimento dello Stato, quindi di tutti. Perché ciò sia rispettato c’è anche una commissione di vigilanza parlamentare… e non governativa. Ma non è mai stato così. Le maggioranze in Parlamento, e quindi il governo, hanno sempre avuto maggiori spazi e approfondimenti in Rai, con nomine dei propri cosiddetti uomini ai posti di comando, pur se con contentini all’opposizione perché non turbasse più di tanto gli equilibri di un regime di informazione che, tutto sommato, va bene a tutti quelli che ci rappresentano nelle istituzioni nazionali

La scoperta dell’acqua calda!!
Per meglio capire, proprio in queste recenti settimane c’è stato un episodio che, confermando che la Rai è strumento di regime, ci porta a ribadire la necessità di un cambiamento, non per abolire il servizio pubblico (che potrebbe anche essere un’opzione), ma perché ci faccia uscire dall’attuale pantano.

Il governo ha deciso, per valorizzare un suo convincimento ideologico, di impegnarsi direttamente per la vicenda di una neonata britannica che, colpita da una malattia degenerativa incurabile, i vertici della  magistratura di quel Paese avevano deciso che si sarebbe dovuto porre fine alle sue sofferenze. Il nostro governo, con riunione straordinaria ad hoc, le ha conferito cittadinanza italiana sì da poterla trasferire in un ospedale italiano e farla lì morire consumandosi. Tralasciamo Il giudizio sulla decisione di impegnare un governo su un caso così specifico (bimbi in quelle condizioni sono molti, in Uk come in Italia… ma per il nostro governo è diventata una azione simbolica) e soffermiamoci sull’informazione.
La Rai, tutti i tg e diversi programmi di approfondimento, hanno dedicato spazio e aperture a questa iniziativa. Ancora ieri - pur a bimba morta in Uk perché l’azione del nostro governo non è riuscita nel proprio intento - diversi tg aprivano e informavano sulla vicenda. Gli stessi tg che, per esempio, non davano notizie sulla guerra in corso in Ucraina dopo l’invasione russa. Alcuni tg hanno  dato la notizia della bimba anche prima della guerra Israele/Hamas (notizia mondiale d’eccellenza).

A noi è sembrato che la Rai stesse svolgendo non un servizio di informazione di Stato, ma si comportasse come un giornale di parte, valorizzando dati e fatti molto particolari e legati ad una visione particolare della questione, talmente particolare che non si capiva dove fosse la notizia.
 
Ci sono tante altre notizie che potrebbero essere collegate a questa “partigianeria” e “asservimento” dell’informazione di Stato ad interessi specifici di parte. Ricordiamo, di argomento e tematica diversa (professionalità giornalistica), le false notizie date dalla Rai su un borbandamento di un ospedale a Gaza che, fonte Hamas e poi smentite in tutto il mondo, non hanno visto nessuna scusa da parte del giornalista che aveva fatto il servizio .

E’ evidente che non ci sono rimedi, con ostacoli essenzialmente da parte di tutti quelli che fruiscono politicamente ed economicamente dell’attuale situazione. Ché, se il governo dovesse cambiare, non c’è da aspettarsi diverso comportamento rispetto agli attuali sodali al premierato Meloni.
E’ proprio il regime che regge questa informazione di Stato che va modificato. Gli italiani, con un referendum del 1995 avevano chiesto la privatizzazione, ma siccome non era obbligo ma opzione… tutti i governi e parlamenti che si sono succeduti si sono ben visti dal dare credito a questa volontà popolare.

Oggi c’è informazione come quella che abbiamo documentato prima. Crediamo che solo altre iniziative extra-parlamentari (come extra-parlamentare è un referendum, ma non solo) potranno imporre modifiche all’attuale regime.

Noi peroriamo una privatizzazione con servizio dato in appalto dopo una gara, che non è detto possa essere la soluzione più funzionale, ma potrebbe essere base per aprire una discussione. Ammesso che ci sia la volontà politica di confrontarsi, dentro e fuori la Rai.

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