Settant'anni fa la Rai iniziava le sue trasmissioni di servizio pubblico. Oggi, oltre a questo, è la maggiore azienda mediatica (di Stato). La sua imparzialità dovrebbe essere garantita dal fatto che è espressione del Parlamento. Ma qualcosa è cambiato… ma non in Rai.
La maggiore azienda mediatica di Stato è, dalla liberalizzazione dell’etere, in abuso di posizione dominante. Fa concorrenza (essenzialmente pubblicitaria) ad altri attori dell’informazione del digitale terrestre: gode di un privilegio, il cosiddetto canone, imposta diretta (70 euro) e indiretta (20 euro) pagata - per la parte diretta - dai possessori di un tv e - per la parte indiretta - da tutti i contribuenti.
Perché questo non accada occorrerebbe una trasformazione dell’ente di Stato in soggetto privato (come richiesto anche dagli italiani con un referendum, disatteso dalle istituzioni). E, al pari di altri, che partecipi ad una gara per l’assegnazione del servizio pubblico che, a questo punto, non dovrebbe più essere generalista (dalla politica all’oroscopo) ma sull’attività istituzionale.
Per la sua imparzialità… lo è se si considera la sua spartizione tra i partiti presenti in Parlamento, seguendo maggioranze e minoranze. Ma siccome stiamo parlando di un servizio pubblico (che dovrebbe riguardare tutti i cittadini, inclusi quelli che non votano, quasi il 50% degli aventi diritto), è lecito domandarsi se sia questo il metodo per garantirlo. E quindi va valutato un servizio che non sia generalista ma solo istituzionale.
I suoi 70 anni la Rai li dimostra tutti perché è organizzata con un modello che non corrisponde più alla nostra società (i partiti, che rappresentano solo una minoranza della popolazione). Il superamento di questa vecchiaia è difficile così come è difficile che i partiti escano dalla gestione del nostro quotidiano per affidare i servizi a competenze e qualità (non solo in Rai)..
La difficoltà è che gli attuali gestori sono incatenati a questo ente e sembrano più interessati a stringere meglio le maglie di questa catena. Neanche la discussione sull’eventuale superamento viene presa in considerazione.
Per noi utenti del servizio e contribuenti per il suo finanziamento, al momento ci resta solo la possibilità di liberarci del tv collegato al digitale terrestre e informarci “solo” attraverso Internet, dove in streaming in tempo reale ci sono anche molti servizi Rai.
Ricordiamo che per disdire il canone per il 2024, occorre farlo entro il 31 gennaio 2024, e poi ogni anno bisogna sempre rinnovare all’Agenzia delle entrate questa disdetta.
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