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Rai, TeleMeloni, pluralismo e noi che paghiamo per la loro propaganda
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4 gennaio 2024 17:12
 
 
Il “flop di TeleMeloni” e “stiamo riequilibrando il pluralismo”. Sono le due “accuse” che maggioranza e governo si fanno rispetto alla Rai.
E’ il gioco delle parti. 
E il problema non è che “cencio dice male di straccio”, cioè che chi faceva il gradasso/padrone prima, oggi si lamenta di chi, secondo loro, fa il gradasso/padrone oggi.
Il problema è che la Rai non potrebbe essere altrimenti.

Se si affida la gestione del servizio pubblico di informazione alla maggioranza parlamentare, non potrebbe essere altrimenti. Certo, ci può essere chi emargina di più o di meno l’opposizione del momento, ma la prassi è questa.

Se poi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice “stiamo riequilibrando il pluralismo”, occorre anche considerare che la nostra premier ha come riferimento una Rai in cui il suo partito, di dimensioni molto diverse da quelle attuali e piccolo partito di opposizione, aveva i suoi piccolissimi spazi. Il grosso in Rai era spartito, all’epoca da Democrazia Cristiana, Partito Comunista e Partito Socialista (ed aveva pochissimi spazi il partito di riferimento di Meloni, Movimento Sociale Italiano-Msi)... più vicini a noi la spartizione era tra Partito Democratico, Forza Italia e Leganord (e sempre pochissimo al Msi)... poi le cose sono cambiate e il Msi, diventato Fratelli d’Italia con le percentuali attuali, è maggioritario, quindi prende più degli altri anche nell’ambito della sua coalizione (Forza Italia e Lega), e lascia spazi di minoranza all'opposizione. Il “riequilibrio”, come la nostra premier chiama l’attuale spartizione, va considerato più in termini culturali che altro… ché FdI/Msi prende uno spazio culturale che mai aveva avuto, anche quando c’erano governi di destra… che avevano poco a che  fare con Msi e suoi eredi.

Chiarito questo, rimane il problema di fondo: deve un servizio pubblico di informazione continuare ad essere generalista (dalla politica all’oroscopo) e gestito da una maggioranza parlamentare?

I tempi sono cambiati, chi sceglie i parlamentari è solo il 50% degli aventi diritto mentre la Rai dovrebbe essere un servizio pubblico per tutto il Paese, La Rai ha compiuto 70 e li dimostra tutti, ma non sembra che qualcuno abbia voglia di modificare modi e metodi, cioè palinsesti e governance. Farlo, significherebbe per tutti i partiti, maggioranza ed opposizione, rinunciare al megafono cultural/politico che noi contribuenti paghiamo con il canone ai fini della loro propaganda. Dovrebbero, i partiti, mettere al primo posto l’interesse pubblico e non quello di parte.
Difficile? Ci sembra pressoché impossibile, allo stato dei fatti.

Per farlo occorrerebbe una trasformazione dell’ente di Stato in soggetto privato (come richiesto anche dagli italiani con un referendum, disatteso dalle istituzioni). E, al pari di altri, che la Rai partecipi ad una gara per l’assegnazione del servizio pubblico che, a questo punto, non dovrebbe più essere generalista (dalla politica all’oroscopo) ma sull’attività istituzionale. 

Mentre i politici si baloccano coi nostri soldi per un servizio finto pubblico, a noi utenti del servizio e contribuenti per il suo finanziamento, al momento ci resta solo la possibilità di liberarci del tv collegato al digitale terrestre e informarci “solo” attraverso Internet, dove in streaming in tempo reale ci sono anche molti servizi Rai.
Ricordiamo che per disdire il canone per il 2024, occorre farlo entro il 31 gennaio 2024, e poi ogni anno bisogna sempre rinnovare all’Agenzia delle entrate questa disdetta.

Qui il canale web di Aduc sulla Rai e il canone con tutte le informazioni

Qui il video sul canale YouTube di Aduc
 

 
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